Page 55 - Il Cortile dei Gentili
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Questa con il MaXXI (Museo d’arte del XXI° secolo) è diventata presto una collaborazione ssa...In e etti, cercavamo un bel luogo in cui svolgere dei piccoli Cortili degli Studenti, ossia degli incontri de- dicati agli studenti ed animati da loro, protagonisti delle domande rivolte agli ospiti. E ci è sembrato che il Museo d’Arte del XXI° secolo rappresentasse un ot- timo compromesso tra tradizione e innovazione, tra ordine e caos, con le sue molteplici sale, adatte a eventi più classici – come quelli dedicati all’economia ed alla polis – ovvero ad eventi più informali – come quello dedicato ai cantautori. Devo confessare che è sempre commovente vedere qualche centinaio di studenti, al termine di ogni evento, e nonostante l’ora di pranzo incombente, trattenersi piacevolmente tra le opere dei maestri d’arte contemporanea di volta in volta presenti al MaXXI...Decisamente insolito! In conclusione, come sintetizzereb- be questa esperienza?Utilizzando un verso del Talmud molto caro ad un amico e collega: “Ho imparato molto dai miei maestri, di più dai miei colleghi, la maggior par-te dai miei discepoli”. In un certo sen- so, nel Cortile degli Studenti il Sacro abbatte gli steccati, esce dalle proprie mura, va sul terreno dell’altro e abitan- do il margine e la soglia cerca sé al di fuori di sé. Così facendo, si ritrova e si riscopre come il Sacro, forse a volte un po’ disperso nel Profano, ma sempre per disseminarsi in esso e “santi carlo”. Leggendo infatti ciò che scrivono i ra- gazzi nei commenti del Blog o nei lavori del Concorso, ovvero ascoltando le loro domande durante gli eventi, ci sembra sempre di più che non vi sia una netta separazione tra la dimensione sacra e profana, ma che la Vita – laica o “santi- cata” – possieda delle istanze incise in tutti i protagonisti.Per ricorrere ad un giocodi assonanze – ma nondi etimologia –, non si tratta,negli incontri fra credenti e «gentili», di applicare la tecnica del duello– dal latino bellum – quei combattimenti ad armi biancheche portano all’eliminazione dell’altro, percepito comeun avversario, ma al contrario quella del duetto, nel qualedelle voci che talvolta appartengono agli antipodi sonori, come il bassoe il soprano, riescono a creare un’armonia senza tuttavia rinunciare alla propria identità, senza scolorirsi in un vago sincretismo ideologico.Gianfranco Ravasi