Page 10 - Il Cortile dei Gentili
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L’“incredulità” del credente e la “fede” dell’ateoSi deve, allora, a ermare – sempre in questa linea e sul- la scia della metafora della frontiera – che il con ne, quando si dialoga, non è una cortina di ferro invali- cabile. Non solo perché esiste una realtà che è quella della “conversione” e qui assumiamo il termine nel suo signi cato etimologico generale e non nell’accezione religiosa tradizionale. Ma anche per un altro motivo.Credenti e non credenti si trovano spesso sull’altro terreno rispetto a quello proprio di partenza: ci sono, infatti, come si suol dire, credenti che credono di credere, ma in realtà sono increduli e, viceversa, non credenti che credono di non credere, ma il loro è un percorso che si svolge in quel momento sotto il cielo di Dio. A questo proposito vorremmo solo suggerire un paio di esempi paralleli, anche se distribu- iti sui due campi. Partiamo dal credente e dalla componente di oscurità che la fede comporta, soprattutto quando si allarga il sudario del silenzio di Dio.Facile è pensare ad Abramo e ai tre giorni di marcia sull’erta del monte Moria, stringendo la mano del glio Isacco e custodendo nel cuore lo sconcertan- te imperativo divino del sacri cio (Genesi 22); oppure possiamo ricorrere alla lacerante e uviale interroga- zione di Giobbe; o ancora al grido dello stesso Cristo in croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandona- to?». O tanto per scegliere un emblema moderno, tra i tanti possibili, alla “notte oscura” di un mistico altissi- mo come san Giovanni della Croce e, per venire a noi, al dramma del pastore Ericsson in crisi di fede, nel lm Luci d’inverno (1962) di Ingmar Bergman. Scriveva giustamente un teologo francese, Claude Ge ré: «Su un piano oggettivo è evidentemente impossibile parlare di una non credenza nella fede. Ma sul piano esistenziale“In un luminoso mattino il folle piomba in piazza del mercato con una sua lanterna gridando: “Dov’è andato Dio?”. Noi l’abbiamo ucciso, voi e io!... Le nostre mani grondano del suo sangue. Non sentite il lezzo della sua putrefazione? Dio è morto e resterà morto!... Chi uccide Dio diventerà Dio lui stesso!”Friedrich W. Nietzschein La gaia scienza