Page 12 - Il Cortile dei Gentili
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smo a una negazione banale o sarcastica. Per molti, ai nostri giorni, il “Padre nostro” si trasforma nella carica- tura che ne ha fatto Jacques Prévert: «Padre nostro che sei nei cieli, restaci!». O ancora nella ripresa be arda che il poeta francese ha escogitato della Genesi: «Dio, sorprendendo Adamo ed Eva, / disse: Continuate, ve ne prego, / non disturbatevi di me, / fate come se io non esistessi!». Far come se Dio non esistesse, etsi Deus non daretur, è un po’ il motto della società del nostro tempo: chiuso come egli è nel cielo dorato della sua tra- scendenza, Dio (o la sua idea) non deve disturbare le nostre coscienze, non deve interferire nei nostri a ari, non deve rovinare piaceri e successi.È questo il grande rischio che mette in di coltà una ricerca reciproca, lascian- do il credente avvolto in una lieve aura di religiosità, di devozione, di ritualismo tradizionale, e il non credente immerso nel realismo pesante delle cose, dell’im- mediato, dell’interesse. Come annunciava già il profeta Isaia, ci si ritrova in uno statodi atonia: «Guardai, ma non c’era nessuno; tra costoro nessuno era capace di consigliare, nessuno c’era da in- terrogare per avere una risposta» (41,28). Il dialogo è proprio per far crescere lo stelo delle domande, ma an- che per far sbocciare la corolla delle risposte. Almeno di alcune risposte autentiche e profonde.Il “delatore” di DioE ora, in questa linea del dialogo tra credenti e agnosti- ci attorno alle domande “ultime”, com’è appunto quella su Dio, proponiamo una sorta di esempio emblematico e provocatorio contemporaneo, quello di uno scritto- re ateo di grande impatto emotivo e teorico. «Io sono“Dio è una lacrima d’amore versata nel più profondo nascondimento sulla miseria umana.”Ludwig Feuerbachin Il mistero del sacrificio


































































































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