Page 24 - Il Cortile dei Gentili
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che si chiama morte (Agostino, La città di Dio 13, 6 habet enim asperum sensum et contra naturam ... nulli bona est).E a proposito della domanda religiosa gio- verà anche ricordare l’etimologia vera e confortante di religio (da re-legere), cherimanda alla “raccolta paziente delle idee”, al “vaglio in- tellettuale continuo”, alla “ri essione scrupolosa”; piut- tosto che a quella popolare e ambigua (da re-ligare), che rimanda al “legame”, al “vincolo”, alla “cattività” tra uomo e Dio: etimologia, questa, sorprendentemente e parimenti cara, per motivi opposti e non disinteressati, sia ai pagani sia agli stessi apologisti cristiani.In secondo luogo il dialogo, vale a dire “l’uso condiviso (dia-) della ragione (logos)” tra credenti e non creden- ti, va inteso come un’opportunità reciproca. Aprirsi alle ragioni degli altri, specchiarsi nel prossimo al contem- po uguale e diverso da sé, accettare la s da di terreni ignoti: tutto ciò rende omaggio e servizio alla nostra natura di esseri pensanti, itineranti, rivolti all’attesa. L’assenza del confronto, viceversa, inaridisce mente e cuore, e genera incomprensioni, pseudocertezze, fana- tismi,  no a negare e contraddire proprio ciò in cui si crede: sia essa fede religiosa o laica.Con il “Cortile dei Gentili” il dialogo sale «in cattedra». Io credo che il dialogo, solo il dialogo ci salverà.Laico poi sarà da intendere non come categoria anti- tetica a credente e laicità non come dottrina, non come fede e neppure come valore in sé, ma come stato, come condizione propria e naturale di ogni uomo che cerca, sperimenta, ragiona e come abito civile che rende pos- sibile l’esercizio di tutte le libertà. Senza dimenticare che credente (come non credente) è participio presentedel verbo credere: per cui quello che era possibile o impossibile ieri potrebbe capo- volgersi domani. Per gli uni e per gli altri non si tratta né di condannare, rinserran- dosi nel monologo, né di inglobare in una impoverente reductio ad unum, ma piut- tosto di comprendere nel segno dell’alteri- tà, della di erenza, della relazione.Ma poi: in ognuno di noi non è forse pre-sente e latente sia il credente che il non credente? Persino colui che per i cristiani è il Salvato- re non ha forse conosciuto il buio del dubbio e l’incri-L’assenza del confronto, viceversa, inaridisce mente e cuore, e genera incomprensioni, pseudocertezze, fanatismi,  no a negare e contraddire proprio ciò in cui si crede: sia essa fede religiosa o laica.Ma poi: in ognuno di noi non è forse presente e latente sia il credente che il non credente? Persino colui che per i cristiani è il Salvatore non ha forse conosciuto il buio del dubbio e l’incrinatura della fede quando ha esclamato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”?


































































































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