Page 7 - Il Cortile dei Gentili
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Il desiderio è quello di tessere un dialogo,pur tenendo ciascuno i piedi piantati nel proprio territorio, cioè rispettando la propria identitàdel dialogo dei Gentilisapienza mistica, secondo una grammatica nuova che partecipa del linguaggio dell’amore, che è ben diverso dalla spada di ghiaccio della pur importante ragione pura. Né è interessato a questo dialogo l’ateo confes- sante che, sulla scia dello zelo ardente del marchese de Sade della Nouvelle Justine (1797), presenta il suo petto solo al duello: «Quando l’ateismo vorrà dei martiri, lo dica: il mio sangue è pronto!».L’incontro tra credenti e non credenti avviene quando si lasciano alle spalle apologetiche feroci e dissacrazioni devastanti e si toglie via la coltre grigia della super cia- lità e dell’indi erenza, che seppellisce l’anelito profon- do alla ricerca, e si rivelano, invece, le ragioni profonde della speranza del credente e dell’attesa dell’agnostico. Ecco perché si è voluto pensare da parte del Ponti cio Consiglio della Cultura a un “Cortile dei Gentili”, sulla scia di una sollecitazione di Benedetto XVI durante un suo discorso rivolto alla Curia Romana nel dicembre 2009. Lasciamo da parte la denominazione storica che ha solo una funzione simbolica, evocando l’atrio che nel tempio di Gerusalemme era riservato ai “Gentili”, i non ebrei in visita alla città santa e al suo santuario.Gianfranco Ravasipresidente delPontificio Consiglio della Culturae fondatore del “Cortile dei Gentili”Grand amphithéâtre de la Sorbonne, 25 marzo 2011


































































































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